1° maggio 2010 - 1° de mayo 2010

Reportage 1° e 5 maggio 2010

1° e 5 Maggio 2010: scontri a Bogotà

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Arrivando al concentramento della manifestazione era palese la connotazione elettorale di questo primo di maggio a Bogotà.  E’ tempo di presidenziali, ed i sindacati hanno chiaramente espresso il loro appoggio alla candidatura di Gustavo Petro, del Polo democratico alternativo, unica “forza” dichiaratamente di sinistra del panorama nazionale. Forza senza speranze di vittoria visto l’ ultimo risultato elettorale alle politiche (si aggira intorno al 7%).
L’ inizio del corteo è dunque caratterizzato dal colore giallo del Polo. Giocolieri, maschere e striscioni sono tutti dello stesso colore. Non c’è traccia della variegata composizione che caratterizzava il corteo dello scorso anno.







Qualche cartello appeso ai pali della luce e qualche striscione ricorda che il governo Uribe ha programmato la costruzione di sette basi militari statunitensi nel paese (causa di molte tensioni con il Venezuela di Chavez), ma né i sindacati né i vari gruppuscoli anarchici o della sinistra extraparlamentare sono riusciti, né hanno lavorato particolarmente in questo senso, nella costruzione di un movimento di opposizione a questo progetto. Il movimento del No Dal Molin visto da quaggiù sembra un sogno.
Grandi teloni plastificati ricordano la conquista della giornata lavorativa di 8 ore e le grandi donne che hanno lottato per l’ uguaglianza di genere all’ interno del movimento operaio, da Rosa Luxembourg alla Collontai.













Aldilà però del livello istituzionale e di quello della memoria, il primo maggio a Bogotà è anche il giorno in cui le tensioni latenti esplodono. E’ quasi una ricorrenza in cui sfogare la rabbia per tutto quello che avviene nel paese. Ad oggi si contano 4,3 milioni di desplazados (persone costrette a fuggire dalle zone rurali verso le città a causa del conflitto), nel solo ultimo anno 18000 desaparecidos, ed ancora non c’è un numero ufficiale per i falsi positivi (civili presi nelle zone povere delle grandi città, uccisi, vestiti da guerriglieri e usati dai militari per avere licenze premio, aumenti di grado e ricompense in denaro).










































































Nelle università pubbliche arrivano, soprattutto dopo scontri in piazza o in occasione delle conferenze che i vari collettivi organizzano, dei panfletos di minacce di desaparecion dei paramilitari dell’AUC (Autodefensas Unidas de Colombia) agli studenti. Proprio dopo la partenza dello spezzone studentesco e anarchico sono iniziati gli scontri. Le cariche della polizia, a piedi e con blindati forniti d’idranti, hanno spezzato il corteo in più parti. I lacrimogeni hanno impregnato l’aria di tutto il centro ed è iniziata la caccia all’uomo dei reparti in motocicletta.
Quello che è rimasto del corteo è riuscito ad arrivare a Piazza Bolivar, fine del percorso della manifestazione, dove i rappresentanti dei sindacati stavano tenendo un comizio. Gli scontri sono dilagati per tutta la piazza e si sono prolungati per diverse ore, fino alla fine del comizio di Gustavo Petro, interrotto dal lancio di lacrimogeni rossi proprio a ridosso del palco. Alla fine della giornata il bilancio è di diversi feriti gravi e di più di duecento arresti.




















































































































































































































































































Il 5 maggio è stato il turno dell’ Universidad Nacional e dell’ Universidad Pedagogica. Gli scontri sono iniziati la mattina intorno alle 9 e sono proseguiti fino alle 3 di pomeriggio. Cosa che può apparire abbastanza strana ad un europeo, oltre a tutti i motivi di cui sopra, il motivo principale è stato il compleanno dei dieci anni di vita del Movimento Bolivariano, che per alcuni si configura come il braccio politico delle FARC all’ interno delle università. Mi è stato impossibile avere conferma di quest’ ultimo fatto a causa della semiclandestinità in cui vive il gruppo, ed i suoi militanti, completamente coperti durante gli scontri, non proferiscono parola.













































































































Papas explosivas sono volate per tutta la mattinata da dietro le barricate e i cancelli delle due università pubbliche sui blindati dell’ ESMAD (la polizia antisommossa) all’ esterno. Tutti gli ingressi all' Universidad Nacional sono stati chiusi. Chi stava dentro non ha mai realmente cercato di uscire e la polizia fuori non si è mai arrischiata realmente ad entrare. Anche qui è stato massiccio l'uso dei lacrimogeni, rendendo irrespirabile l'aria all' interno del campus.











































































































La peculiarità di questi movimenti, di procedere per anniversari e date prestabilite e poi scomparire per il resto dell’ anno, fa apparire questi scontri molte volte come autoreferenziali, per mostrare esclusivamente la propria esistenza. Non si vedono movimenti che riescano a costruire una lotta strutturata e prolungata nel tempo su obiettivi specifici. Tantomeno ci sono stati accenni all' attuale crisi economica globale.






Molto probabilmente il silenzio e la calma, dopo queste due giornate di scontri, regneranno sovrane fino ai prossimi 8 e 9 di giugno, giornate dello studente rivoluzionario.



3 commenti:

  1. Hola Ivan... muy buen reportaje visual... que buenas fotografias!!!.. el texto si no lo entendi nada, jeje.. pero supongo que es igual de interesante. Chevere el Blog, sigue en la lucha!!!

    Camilo

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  2. Qué buenas fotos. Pero es muy triste recordar lo que ocurre en Colombia. En verdad que de alguna manera nos acostumbramos, verlo desde afuera debe ser más impactante...

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  3. davvero un bel report compa. anch'io concordo che spesso gli scontri dei movimenti giovanili colombiani sono autoreferenziali, diversamente a ciò che accade con los campesinos. comunque che intensità e che tattica...
    per quanto riguarda il Movimiento Bolivariano por la Nueva Colombia è stato creato dopo i dialoghi del Caguan nel 2002. E' una piattaforma politica che unisce i movimenti civili al militare perchè le stesse FARC hanno assunto il dato che la nuova Colombia può nascere solo da lotte congiunte ed agenti su più livelli. è clandestino per evitare di farela fine della Union Patriotica, massacrata in quadri emilitanti in un decennio.
    saluti ribelli
    fabio

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