1° maggio 2010 - 1° de mayo 2010

lunedì 31 maggio 2010

Colombia - Primo turno presidenziali 2010: La Ola Verde si infrange e l’ Uribismo continua.

di Ivan Bianchini

Quello colombiano non è un popolo famoso per essere preciso, puntuale o per avere una efficientissima ed incorruttibile amministrazione pubblica. L’ ultimo esempio nel marzo scorso: alle ultime elezioni parlamentari per scrutinare 13 milioni di voti (più o meno il 40% degli aventi diritto), ed avere dei risultati quasi definitivi, non sono bastate due settimane. Le schede sono state chiuse nelle urne e riaperte per ben due volte (ufficialmente) ed ancora oggi non si ha una lista definitiva degli eletti.

La figuraccia, per il responsabile dell’ Organizacion Nacional Electoral (organo preposto all’ organizzazione delle elezioni) e per la Registraduría Nacional del Estado Civil (organo che definisce gli aventi diritto al voto e la raccolta e la comunicazione dei dati) è stata tremenda.

E’ stato quindi estremamente sorprendente, fulmineo, ed un po’ sospetto, vedere in un ora e mezza scrutinati il 90% dei voti, con una media del 10% ogni dieci minuti, 14,4 milioni di voti (un milione in più delle politiche ed il 48% degli aventi diritto).

Un record globale di efficienza che neanche gli svizzeri.

Fino a ieri, in tutti i sondaggi, i due candidati principali (Manuel Santos per la “U”, successore dell’ attuale presidente Alvaro Uribe, e Antanas Mockus per i Verdi) venivano dati testa a testa. Secondo l’agenzia Ipsos, Santos era al 34% e Mockus al 32%, con un margine di errore del 2%. Addirittura, la settimana scorsa, secondo un sondaggio della “U” di Medellin, Mockus veniva dato in vantaggio e vincente.

Oggi Santos è al 46% e Mockus al 21%, una distanza abissale, una velocità nello scrutinio ed un risultato che lascia increduli e storditi. Soprattutto, chiaramente, a sinistra. Ed il sospetto che serpeggiava già nei giorni scorsi diventa sempre più reale. Diventa poi quasi certezza sapendo che venerdì Santos ha avuto un incontro con il capo del sindacato dei lavoratori della Registraduria, ossia assicurarsi la possibilità di manipolare la comunicazione dei dati finali come asso nella manica.

Il furto è palese, il vero lascito di Uribe a Santos è l’evidente controllo della pubblica amministrazione e dei mezzi di comunicazione.

Mockus, e gli altri partiti della sinistra, sanno bene di non avere la forza per reggere uno scontro frontale e dichiarare illegittimo il voto. La batosta è stata enorme, soprattutto per il grande movimento che si è visto crescere in queste settimane intorno alla candidatura verde, un movimento della società civile che si è dato il nome di Ola Verde, l’onda verde.

L’onda, purtroppo, si è infranta e con essa le speranze di uscire dal tunnel dell’ Uribismo.

Nei venti giorni che separano dal ballottaggio finale, sarà difficile vedere una corrente che le dia una forza tale da spezzare i tentacoli che tengono unito Santos ai suoi apparati, ai suoi amici paramilitari, agli USA, e quindi, alla Casa Presidenziale.

sabato 22 maggio 2010

Guerriglieri dell' ELN all' Universidad Nacional - Guerrilleros del ELN a la Universidad Nacional






















di Ivan Bianchini


Guarda la fotogallery

Mire la fotogallery


L' altro ieri, all' Universidad Nacional, violenti scontri hanno segnato tutta la mattinata e bloccato il traffico di una delle arterie principali di Bogotà.

Il primo turno delle elezioni presidenziali è alle porte e questa campagna elettorale è particolarmente tesa: Antanas Mockus con il partito verde è testa a testa con il successore di Alvaro Uribe, Manuel Santos. In caso di vittoria di Mockus, gli equilibri di potere su cui si sono retti i due mandati di Uribe potrebbero saltare. I gruppi paramilitari e narcos che in passato hanno appoggiato il "caudillo" tenteranno il tutto per tutto, i brogli elettorali più che un rischio sono una certezza, resta solo da capire quanto influiranno sull' esito finale. Nelle intenzioni di Mockus ci sarebbe quella di aprire un dialogo con i vari gruppi guerriglieri, quantomeno per raggiungere un accordo umanitario che possa portare al rilascio degli ostaggi in mano alla guerriglia e alla liberazione di alcuni prigionieri politici. L' esperienza della senatrice liberale Piedad Cordoba ha dimostrato la praticabilità di questa opzione. Con la sua intermediazione, il mese scorso le FARC hanno rilasciato unilateralmente due militari che tenevano prigionieri.

Anche i gruppi guerriglieri quindi hanno iniziato la loro campagna elettorale, di propaganda e di reclutamento.

Ieri, una cellula del gruppo guerrigliero dell' ELN si è presentata, ed alcuni con tanto di armi in pugno, nella piazza centrale dell' Universidad Nacional.


Leggi l'articolo completo

domenica 16 maggio 2010

1° e 5 maggio 2010: scontri a Bogotà

di Ivan Bianchini

Arrivando al concentramento della manifestazione era palese la connotazione elettorale di questo primo di maggio a Bogotà. E’ tempo di presidenziali, ed i sindacati hanno chiaramente espresso il loro appoggio alla candidatura di Gustavo Petro, del Polo democratico alternativo, unica “forza” dichiaratamente di sinistra del panorama nazionale. Forza senza speranze di vittoria visto l’ ultimo risultato elettorale alle politiche (si aggira intorno al 7%).
L’ inizio del corteo è dunque caratterizzato dal colore giallo del Polo. Giocolieri, maschere e striscioni sono tutti dello stesso colore. Non c’è traccia della variegata composizione che caratterizzava il corteo dello scorso anno.

Qualche cartello appeso ai pali della luce e qualche striscione ricorda che il governo Uribe ha programmato la costruzione di sette basi militari statunitensi nel paese (causa di molte tensioni con il Venezuela di Chavez), ma né i sindacati né i vari gruppuscoli anarchici o della sinistra extraparlamentare sono riusciti, né hanno lavorato particolarmente in questo senso, nella costruzione di un movimento di opposizione a questo progetto. Il movimento del No Dal Molin visto da quaggiù sembra un sogno.

Grandi teloni plastificati ricordano la conquista della giornata lavorativa di 8 ore e le grandi donne che hanno lottato per l’ uguaglianza di genere all’ interno del movimento operaio, da Rosa Luxembourg alla Collontai.

Aldilà però del livello istituzionale e di quello della memoria, il primo maggio a Bogotà è anche il giorno in cui le tensioni latenti esplodono. E’ quasi una ricorrenza in cui sfogare la rabbia per tutto quello che avviene nel paese. Ad oggi si contano 4,3 milioni di desplazados (persone costrette a fuggire dalle zone rurali verso le città a causa del conflitto), nel solo ultimo anno 18000 desaparecidos, ed ancora non c’è un numero ufficiale per i falsi positivi (civili presi nelle zone povere delle grandi città, uccisi, vestiti da guerriglieri e usati dai militari per avere licenze premio, aumenti di grado e ricompense in denaro).

leggi l'articolo completo