1° maggio 2010 - 1° de mayo 2010

domenica 16 maggio 2010

1° e 5 maggio 2010: scontri a Bogotà

di Ivan Bianchini

Arrivando al concentramento della manifestazione era palese la connotazione elettorale di questo primo di maggio a Bogotà. E’ tempo di presidenziali, ed i sindacati hanno chiaramente espresso il loro appoggio alla candidatura di Gustavo Petro, del Polo democratico alternativo, unica “forza” dichiaratamente di sinistra del panorama nazionale. Forza senza speranze di vittoria visto l’ ultimo risultato elettorale alle politiche (si aggira intorno al 7%).
L’ inizio del corteo è dunque caratterizzato dal colore giallo del Polo. Giocolieri, maschere e striscioni sono tutti dello stesso colore. Non c’è traccia della variegata composizione che caratterizzava il corteo dello scorso anno.

Qualche cartello appeso ai pali della luce e qualche striscione ricorda che il governo Uribe ha programmato la costruzione di sette basi militari statunitensi nel paese (causa di molte tensioni con il Venezuela di Chavez), ma né i sindacati né i vari gruppuscoli anarchici o della sinistra extraparlamentare sono riusciti, né hanno lavorato particolarmente in questo senso, nella costruzione di un movimento di opposizione a questo progetto. Il movimento del No Dal Molin visto da quaggiù sembra un sogno.

Grandi teloni plastificati ricordano la conquista della giornata lavorativa di 8 ore e le grandi donne che hanno lottato per l’ uguaglianza di genere all’ interno del movimento operaio, da Rosa Luxembourg alla Collontai.

Aldilà però del livello istituzionale e di quello della memoria, il primo maggio a Bogotà è anche il giorno in cui le tensioni latenti esplodono. E’ quasi una ricorrenza in cui sfogare la rabbia per tutto quello che avviene nel paese. Ad oggi si contano 4,3 milioni di desplazados (persone costrette a fuggire dalle zone rurali verso le città a causa del conflitto), nel solo ultimo anno 18000 desaparecidos, ed ancora non c’è un numero ufficiale per i falsi positivi (civili presi nelle zone povere delle grandi città, uccisi, vestiti da guerriglieri e usati dai militari per avere licenze premio, aumenti di grado e ricompense in denaro).

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