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giovedì 4 marzo 2010

Lo sciopero dei piccoli proprietari di autobus paralizza Bogotà.

Lo sciopero dei piccoli proprietari di autobus paralizza Bogotà.

Ivan Bianchini
4 marzo. Bogotà.

La capitale colombiana è completamente paralizzata da quattro giorni e si prevede che la paralisi proseguirà peggiorando. La causa è lo sciopero dei piccoli proprietari dei bus privati che trasportano, in una sorta di transumanza quotidiana, più di quattro milioni di persone, dai barrios poveri a lavorare nella zona ricca della città. Da oggi tutte le scuole pubbliche e private rimarranno chiuse, ed anche le altre attività sono perlopiù bloccate. La natura profondamente classista della struttura urbanistica e sociale della città si palesa ed implode.

I proprietari, e conducenti, delle 16000 bussette (così sono chiamati questi piccoli autobus che non hanno fermate fisse e si prendono chiamandole come un taxi) provengono anch’ essi dai quartieri poveri del sud e dell’ ovest di Bogotà. Sono persone che si sono indebitate fino al collo per poter ottenere un autobus, i cui proventi serviranno perlopiù a pagare le rate dello stesso autobus e per il minimo indispensabile per tirare avanti.

Lo sciopero è iniziato lunedì quando, l’ Alcalde di Bogotà, Samuel Moreno, ha cercato di imporre il loro inglobamento forzato nel Sistema Integrato di Trasporto Pubblico, che renderebbe, questi piccoli proprietari, dipendenti pubblici, e la viabilità più razionale e meno inquinante. Ciò che ha scatenato il blocco, non è l’ opposizione generale a questo tipo di progetto, ma il fatto che gli stipendi che l’Alcaldia di Bogota’ pagherebbe, sarebbero di molto inferiori al necessario per coprire i costi delle rate degli autobus e allo stipendio che mediamente un conducente di bussetta ricava dal suo lavoro.

Sin dalla mattina di lunedì, alcuni autobus che non partecipavano al blocco sono stati danneggiati a colpi di sassi. La tensione è salita martedì pomeriggio quando reparti dell’ ESMAD, la polizia antisommossa, famosa per la violenta repressione delle manifestazioni studentesche, ha caricato un presidio di manifestanti nel sud della città, gli scontri si sono estesi alla parte ovest dove sono proseguiti fino a tarda notte con episodi di saccheggio di alcuni piccoli negozi.
Tutti i quartieri periferici sono in agitazione, la situazione sta prendendo i connotati di una guerra sociale. Nella sola giornata di ieri, nel barrio di Suba ci sono stati cinquanta arresti, in maggioranza minorenni. La situazione giovanile nelle periferie è critica, l’accesso all’istruzione è difficilissimo e caro. I livelli di disoccupazione sono ai massimi storici, la mobilità sociale impossibile. E come succedeva da noi negli anni ’70 nelle grandi città del nord, molti di questi giovani non hanno mai visto il centro della loro città.

Da ieri sera, per ordine dell’ Alcaldia, è iniziato il coprifuoco e la completa militarizzazione nei quartieri di Bosa, Ciudad Bolivar, Usme, Kennedy, Soacha e Suba. Ossia di tutte le periferie, di quei quattro milioni di persone che costituiscono la manod’opera a basso costo di cui ha bisogno la parte ricca per continuare a produrre.
Le organizzazioni politiche storiche non riescono ad intercettare, gestire, organizzare o rappresentare il malcontento. Né tantomeno ne hanno intenzione. L’ astensionismo dal voto e la sfiducia nella politica qui tocca picchi dell’ ottanta percento.

L’ Alcaldia è nella crisi più totale, ha ammesso la situazione di caos in cui versa la città, ha dichiarato la chiusura di tutte le scuole per poter utilizzare gli autobus scolastici per il trasporto pubblico. Continua in un cieco muro contro muro con gli autisti, parla di condotta terrorista dello sciopero e minaccia di cancellare le licenze agli autisti che non prestano servizio.
Si parla di centinaia di migliaia di milioni di pesos andati in fumo nell’ economia bogotana. Anche i preparativi per le prossime elezioni del 14 marzo stanno subendo difficoltà e ritardi.

La trattativa prosegue su due livelli, uno direttamente con l’ Alcaldia e l’altro con il governo ed il Ministero dei trasporti. Entrambe sembrano abbastanza sterili. Da una parte l’ Alcalde, Samuel Moreno, eletto nelle liste del Polo Democratico Alternativo, l’ unico partito di sinistra di una certa consistenza, uscito dal partito nei mesi scorsi, cerca di non perdere completamente la faccia. Dall’ altra, il governo ed il fronte uribista, dopo l’ inammissibilità costituzionale alla rielezione di Uribe, cerca consensi per il nuovo candidato Santos, e sfrutta la situazione per dimostrare l’ incapacità della sinistra nel governo, non ha quindi interesse nel togliere la patata bollente dalle mani dell’ Alcalde e prosegue in complice silenzio.

Nelle periferie, con il coprifuoco e la militarizzazione, la tensione continua a salire. Le pietre continuano a volare sui blindati e sugli idranti della polizia. Ieri notte il primo colpo di pistola è stato sparato da un agente dell’ ESMAD, fortunatamente a vuoto. Ma il primo colpo è stato sparato, e le banlieue bogotane sembrano sull’ orlo di esplodere.

1 commento:

  1. Finalmente,
    Querido Ivan,
    ho trovato l'icona "Commenti", dove posso scrivere ciò che penso del Tuo recentissimo Blog: COMPLIMENTI!!!!!
    La lettura dei "Bussettari" mi ha incuriosita, mi ha interessata, mi ha coinvolta!
    Spesso, anche se si vive "dentro" ad una realtà, come quella che descrivi Tu...non si ha mai la consapevolezza di ciò che avviene veramente....ora ce l'ho, GRAZIE a Te!
    Continua a scrivere ed io... continuerò a leggerTi,
    A presto....sul Tuo BLOG!
    mbb

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